Le coppie in via di separazione sono spesso in preda ad un elevato livello di confusione per la difficoltà di elaborazione e adattamento alla nuova condizione che si trovano a vivere. Le emozioni e i sentimenti che accompagnano queste fasi sono così contraddittori e oscillanti, che possono dar luogo a momenti molto critici di instabilità e disorientamento; rabbia, colpa, tristezza, delusione, paura, sono solo alcuni dei vissuti che accompagnano la separazione e che, se non riconosciuti ed articolati, rendono molto difficile la gestione delle dinamiche relazionali legate ad essa. Tutto questo può causare comportamenti poco chiari ed instabili, legati anche alla paura del cambiamento e delle sue conseguenze sulla propria vita, dando luogo a scenari di sofferenza molto critici.
I motivi che possono portare ad una separazione e alla rottura di un legame sono tanti e vari, ma quello che spesso sfugge ad un'osservazione superficiale del fenomeno è la sofferenza individuale dovuta, non solo alla fine di un rapporto, ma anche alla ridefinizione personale a cui inevitabilmente si deve andare incontro. Questo risulterà più chiaro se si parte dal presupposto che la coppia si fonda su un processo di reciproca costruzione dell'immagine dell'altro che sia in grado di rendere consistente il sé individuale. Ciò vuol dire che attraverso il confronto con il partner, la condivisione di vissuti e la costruzione di un legame, ciascun membro della coppia vive l'alternarsi di due desideri: l'”appartenere a...” e il “demarcarsi da...”. Quando questi si organizzano in maniera armonica, ciascun partner può percepire ed esprimere la propria individualità all'interno di una progettualità di coppia, rassicurante e supportante. Al contrario, nella fase di rottura di un rapporto, viene a mancare proprio la possibilità di integrare le perturbazioni e i cambiamenti individuali, che ognuno di noi affronta nel corso della propria vita, in un racconto comune e condiviso. L'esperienza comune viene così raccontata facendo riferimento solo ad un significato individuale.
All'interno di questo quadro, cambiano l'immagine del partner, percepito ora come deludente, l'immagine di coppia e di conseguenza quella individuale: le caratteristiche per cui ci si era scelti, e che avevano costituito le basi di un'unione, si sfaldano; la reciprocità emotiva che aveva legato i due partner perde gradualmente la propria intensità, tanto che gli stessi aspetti, che precedentemente avevano svolto la funzione di collante tra loro, spesso diventano, al contrario, motivo di rottura del rapporto. I percorsi individuali, che ciascuno compie nel corso della propria vita, fatti di conquiste, sconfitte, errori, grandi soddisfazioni e grandi delusioni, paure, incertezze, ecc., non vengono più vissuti parallelamente a quelli dell'altro, ma sembrano seguire strade che spesso trovano difficoltà a reincontrarsi.
Generalmente, questi vissuti, prima di venire elaborati ed esplicitati a se stessi e all'altro, emergono in modo caotico, sotto forma di profondi silenzi o di grandi sfuriate, apparentemente incomprensibili, e di avvicinamenti/allontanamenti che rendono la comunicazione all'interno della coppia estremamente faticosa.
L'intero quadro si complica ulteriormente quando in famiglia ci sono anche dei figli. Una volta che la decisione è stata presa, resta il problema di comunicarla loro: come dirglielo? È il caso di dire loro la verità? Quando farlo? È meglio farlo insieme o separatamente?
Anche su questi temi molte volte si assiste ad un disaccordo tra padre e madre: solitamente il genitore più propenso alla separazione spinge per comunicare la notizia il prima possibile, mentre l'altro cerca di prendere tempo, nella speranza che la situazione cambi. Tutto questo genera ulteriori conflitti e finisce per rendere il clima familiare ancora più teso. La paura di non saper gestire le possibili reazioni dei figli alla notizia della separazione, porta gli adulti a procrastinare il momento in cui farlo. Il desiderio di proteggerli da possibili sofferenze e di evitare loro cambiamenti bruschi, li spinge ad allungare i tempi, spesso anche raccontando delle bugie (“papà è fuori per lavoro”), soprattutto nel caso di bambini piccoli, sottovalutando la loro capacità di cogliere l'ambiguità dei messaggi. Tutto questo può anzi provocare un maggiore senso di smarrimento e di angoscia, specie nei bambini più piccoli, che non riescono a integrare le loro sensazioni con la realtà che gli viene raccontata: possono arrivare a dubitare delle proprie percezioni, confondersi e alla fine convincersi di essere loro la causa di problemi di cui non hanno alcuna responsabilità. E man mano impareranno ad usare quelle stesse strategie di manipolazione che sono state usate con loro.
È inevitabile che alla notizia della separazione dei propri genitori, nei figli si verifichi quasi sempre una sorta di terremoto emotivo che non può essere assorbito all’istante e che richiede del tempo per essere elaborato. Spesso hanno già sentito parlare di separazioni e divorzi, ma tutto cambia quando la cosa li tocca direttamente; la paura e l'incertezza per la nuova condizione, il non sapere come cambieranno le cose, rendono necessario un grosso riassestamento e la presenza costante, ferma e protettiva degli adulti che possono fornire loro le giuste risposte a questi dubbi. Accogliere le proteste dei bambini, sapere leggere i loro comportamenti “capricciosi” e ascoltare le loro paure, sono gli strumenti migliori per rassicurarli e per offrire loro un supporto emotivo in questa nuova fase.
Uno dei primi compiti delle coppie che si separano è perciò quello di spiegare ai figli ciò che sta avvenendo, sottolineando che le loro dispute non li riguardano e che l'amore nei loro confronti non cambierà. I figli, devono poter elaborare questo cambiamento senza grossi traumi e per questo hanno bisogno di parole chiare e rassicuranti. Devono ritrovare al più presto la loro tranquillità e per questo serve anche saper tacere su particolari che possono turbarli o mettere in cattiva luce il papà o la mamma cui sono affezionati. Con i figli di tutte le età, l'obiettivo primario deve essere sempre la chiarezza: vanno evitati tutti i comportamenti o i messaggi ambigui e contraddittori. Questi non farebbero altro che indurre in loro un senso di smarrimento e di confusione generando sentimenti di colpa nei confronti della separazione: potrebbero sviluppare la fantasia che la responsabilità sia la loro, magari perché hanno sentito più volte litigare i propri genitori per questioni che li riguardavano. E' meglio annunciare insieme la decisione presa, prima che sia messa in pratica, concordando precedentemente cosa dire. Se ne parlerà con calma, fornendo una versione verosimile di ciò che accade tra mamma e papà ed evitando recriminazioni e accuse verso l'altro genitore.
I genitori devono predisporsi all'ascolto consentendo ai figli di porre domande, di esprimere il loro dispiacere e i loro timori perché questo consentirà loro di elaborare il grosso cambiamento che stanno vivendo. Vanno inoltre rassicurati sul fatto che il genitore che andrà via di casa (il padre nella maggior parte dei casi), manterrà con loro un rapporto costante. E' importante infatti che si riesca a garantire una regolarità negli incontri perché questo è il messaggio più forte che si possa dare loro: nella routine i bambini si sentono più tranquilli e, in momenti di turbolenza, gli orari costanti e le abitudini rappresentano dei punti di riferimento certi che garantiscono stabilità e continuità. Per questo è consigliabile anche mostrare la casa dove il genitore andrà a vivere, cercando di favorire un lento e graduale adattamento al nuovo ambiente, magari invitando i figli a lasciare dei giochi o degli oggetti a cui sono affezionati.
Nel comunicare tra genitori e figli, le cose si complicano ulteriormente quando uno dei due genitori non accetta la separazione. Un figlio può allora farsi interprete del desiderio del genitore che più soffre per la separazione, escogitando “soluzioni” per incontri. Anche in questi casi è importante scoraggiarlo, chiarendo che sono questioni che riguardano soltanto la coppia. Fino a quando un bambino non rinuncia ai tentativi di riconciliazione, resta teso, inquieto e non si adatta al cambiamento.
Passato un periodo iniziale, più o meno lungo, generalmente, i figli si adattano al nuovo stile di vita e per facilitare questo passaggio può essere utile sottolineare gli aspetti positivi della nuova condizione. Ovviamente, a seconda dell'età, i figli hanno esigenze diverse e livelli diversi di elaborazione, ma non per questo c'è un'età migliore di un'altra per affrontare una separazione: ogni fase presenta degli aspetti di criticità e di sofferenza, ma tutto sta nella capacità dell'adulto nel saper accogliere e gestire le angosce del figlio e le sue possibili manipolazioni. Non bisogna cedere ai loro ricatti per il senso di colpa, ma mantenere un comportamento fermo e saldo che dia loro un senso di stabilità e di protezione.
Nello specifico, vediamo come si possono leggere e gestire i comportamenti dei figli a seconda delle fasce di età:
- il bambino tra i 2 e i 3 anni vive grandi trasformazioni rispetto al suo sviluppo motorio e del linguaggio. Non può comprendere una situazione di separazione tra i genitori e dunque esprime la sua angoscia per l’assenza attraverso il corpo: manifestazioni di collera molto forti, pianti inconsolabili, reazioni somatiche, ecc. A volte si può osservare un vero e proprio arresto dello sviluppo a livello motorio e del linguaggio. Si può anche manifestare una regressione allo stato di neonato per comunicare il disaccordo, l’angoscia e attirare l’attenzione dei genitori. Sarà importante in questa fase cogliere questi come segnali di un disagio che può rientrare, se gestito con serenità, offrendo al bambino delle rassicurazioni e delle spiegazioni rispetto alla situazione in corso. Anche un bambino così piccolo coglie delle discrepanze nella sua realtà e ha bisogno di capire cosa sta avvenendo, ovviamente con una modalità adatta al suo livello di comprensione e cercando di mantenere il più possibile stabili i suoi ritmi e le sue abitudini, così da garantirgli un senso di continuità nel caos generale.
- il bambino tra i 3 e i 6 anni, davanti alla notizia che mamma e papà non vivranno più insieme nella stessa casa, comincerà a domandarsi come cambieranno le sue abitudini (continuerò a fare questo? Potrò vedere ancora il mio amichetto? Papà dove vivrà?) e nello stesso tempo a farsi delle fantasie sulle cause di questo allontanamento, sentendosi impotente di fronte ad una situazione che non controlla e responsabile per quello che è accaduto. E' necessario in questa fase dare delle risposte al bambino che siano compatibili con la realtà, tranquillizzandolo rispetto al fatto che il conflitto tra i suoi genitori non lo riguarda e che l'amore nei suoi confronti non muterà.
- il bambino tra i 7 e i 13 anni sviluppa la propria capacità riflessiva e l'immagine di sé rispetto alle proprie competenze e abilità, affina il giudizio morale e per questo sarà più portato a schierarsi con l'uno o l'altro genitore, proteggendo il genitore percepito come più debole e sofferente in questa situazione. Sarà importante in questa fase, alleviare il senso di responsabilità del bambino, aiutandolo ad esprimere e “tirare fuori” le sue paure, le sue ansie e preoccupazioni spiegandogli quello che accadrà anche nel concreto e consentendogli di vedere con regolarità il genitore che vive fuori casa, evitando di triangolarlo facendo di lui un messaggero tra mamma e papà. Il bambino si sentirebbe costantemente responsabile di ciò che accade e vivrebbe sempre nella paura di sbagliare qualche “mossa”, mostrandosi ipercontrollante e insicuro di fronte alle novità.
- l'adolescente è in piena emancipazione psicologica e in fase di strutturazione della propria identità. Vive un conflitto tra il bisogno di autonomia e indipendenza (che lo spingono all'esterno, alla ricerca del confronto e del riconoscimento dei pari) e quello di protezione e di sicurezza (rappresentato dalla amata/odiata famiglia a cui si chiede appoggio pur rifiutandola). E' la fase della contraddizione, dell'incertezza e del grande fermento. Durante la separazione il vissuto può essere quello di tradimento e di forte delusione nei confronti delle proprie figure di riferimento. Sta ai genitori saper cogliere il delicato momento che attraversano i figli in fase adolescenziale, cercando di mantenere quel delicato equilibrio tra fermezza e sensibilità, garantendo loro la possibilità di esprimere anche con rabbia il proprio dolore, restituendo un messaggio chiaro e mai ambiguo.
Come si può vedere, le indicazioni per parlare ai figli della separazione, sono sempre le stesse, ciò che cambia sono le parole che si usano, ma il contenuto non cambia. Mai utilizzare strategie per mascherare ciò che sta accadendo, mai raccontare bugie sull'allontanamento del genitore da casa ed evitare, a separazione avvenuta, tutte quelle situazioni che possono creare nei figli false aspettative.
Molte volte non affrontare direttamente la realtà serve più a noi adulti per proteggerci dalla paura di affrontare situazioni di conflitto che ai figli, ai quali nulla sfugge, a tutte le età.
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