Anche se negli ultimi anni le cose stanno lentamente migliorando, in Italia la professione dello psicologo è ancora poco conosciuta e si porta dietro un alone di mistero spesso accompagnato da stereotipi molto lontani dalla realtà.
Lo psicologo non è un chiaroveggente o un mago e quindi non ha poteri soprannaturali nel leggere la mente degli altri. I più grandi esperti dei vostri pensieri, emozioni, sentimenti e vissuti siete voi stessi. Lo psicologo è l’esperto del “come funzionano gli esseri umani” e vi può aiutare a fare ordine in momenti in cui i vostri stessi pensieri o emozioni vi sembrano alieni da voi, strani, confusi o “fuori controllo”. Vi può aiutare a capire meglio come funzionate e perché quello specifico episodio che per tante altre persone è banale, per voi diventa doloroso, ansiogeno, deprimente, “inaffrontabile”. Lo psicologo non dispensa consigli e spesso ha più domande che risposte. Ma saranno domande che vi aiuteranno a crescere e a trovare risorse che forse non immaginate nemmeno di avere.
Che gli uccelli dell’ansia e della preoccupazione volino sulla vostra testa, non potete impedirlo; ma potete evitare che vi costruiscano un nido.
(Detto cinese)
Andare dallo psicologo? Ma non sono mica matto!
Sareste matti a non andarci!
Purtroppo nella nostra società la sofferenza mentale è molto stigmatizzata. Un conto è avere una malattia che ci provoca dei disturbi fisici, diverso è il caso in cui eventuali esperienze traumatiche o difficoltà nella vita quotidiana ci provocano una sofferenza psicologica. Ma perché? Secondo quale teoria la sofferenza fisica è normale mentre quella psicologica dev’essere negata e tenuta nascosta? Non si tratta sempre di sofferenza? E come tale andrebbe curata, allo scopo di migliorare la propria qualità di vita. Senza contare che spesso alcuni disturbi fisici, dopo accurati valutazioni mediche, si scoprono essere di origine psicosomatica.
Nel mio studio in genere non vengono “matti”. Da me vengono persone normali, che stanno attraversando momenti problematici, crisi, sofferenze. Andare dallo psicologo è comune e normale, è un modo di prendersi cura del proprio benessere
Perché andare dallo psicologo quando posso parlare con un amico?
Avere amici fidati che ci ascoltano e confortano nelle difficoltà è sano e necessario.
Ma talvolta proprio l’intimità dell’amicizia è un ostacolo al raccontare liberamente e con totale onestà pensieri che ci sembrano stravaganti o di cui ci vergogniamo. Il nostro amico potrebbe parlare con un altro e, anche se fossimo convinti della sua lealtà assoluta, potremmo essere imbarazzati di ciò che vorremmo raccontare. Lo psicologo è un professionista che sa quanto alcuni pensieri o preoccupazioni, all’apparenza irragionevoli, possano essere disturbanti nella vita di una persona e non giudica ciò che raccontate.
Lo psicologo, pur sintonizzandosi emotivamente con chi ha davanti, ha la capacità di distanziarsi e gli può offrire un punto di vista nuovo. Ha a disposizione i mezzi e le tecniche per avviare i processi di cambiamento. Un amico difficilmente potrà aiutarci a superare una patologia psicologica. Se aveste dei forti dolori addominali ricorrenti, preferireste parlarne ad un amico o ad un medico?
Perché andare dallo psicologo? Preferisco prendere una pillola!
Viviamo in un’epoca in cui spesso si cercano soluzioni veloci e poco impegnative per evitare le difficoltà. Si tende a ricorrere con facilità ai farmaci per sbarazzarsi di vissuti spiacevoli, senza fermarsi a riflettere che la sofferenza e il disagio sono campanelli d’allarme, estremamente utili per segnalarci che c’è qualcosa che non va. Metterli a tacere velocemente con un farmaco e far finta di niente, può rivelarsi dannoso. È come se in automobile vedessimo una spia accesa e, invece di andare dal meccanico per capire cosa succede, ci attaccassimo sopra un adesivo e ci dicessimo sollevati “ora non ci sono più problemi!”… per ritrovarci poi, qualche km dopo, con il motore fuso.
Gli psicofarmaci sono estremamente utili in alcuni casi ed io stessa mi avvalgo della collaborazione di una collega psichiatra (mai affidarsi al “fai da te”!), per integrare i due tipi di intervento, quando necessario.
Voglio farcela da solo: non sono mica un debole!
In Italia, la maggior parte delle persone che si rivolgono allo psicologo sono donne. Perché per loro è più culturalmente accettato essere “deboli” e bisognose di aiuto.
L’autonomia e la “forza di volontà”, sono grandi risorse. Almeno quanto la saggezza di sapere chiedere aiuto quando si è in difficoltà. Credo che nessuno penserebbe mai di voler affrontare con la sola “forza di volontà” una carie dentale. E nessuno verrebbe considerato debole per il fatto di rivolgersi ad un dentista.
I miei pazienti sono tra le persone più forti e coraggiose che io abbia mai conosciuto. Perché affrontano a testa alta le proprie difficoltà, mettendosi in discussione, prendendosi la responsabilità della propria esistenza e accettando la fatica e il prezzo di cambiare.
Perché chiedere consigli ad uno che nemmeno mi conosce?
Siete sicuri che vi serva un consiglio? Quante volte vi siete trovati a sentire diverse campane, ritornando a casa più storditi e confusi di prima? E poi, diciamolo… quante volte i “consigli” che avete ricevuto, anche se dati con le migliori intenzioni, vi hanno fatto sentire incompresi, giudicati, frustrati, incapaci, banalizzati, “invasi”…..
Lo psicologo vi può affiancare in un momento delicato della vostra vita, aiutandovi a far luce sulle zone d’ombra, a comprendere maggiormente le cause di sofferenza e a farvi scoprire soluzioni e risorse; sarà una guida e un catalizzatore di cambiamento, ma sempre nel rispetto della vostra autonomia e libertà di scelta
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“Io sono il miglior psicologo di me stesso”
E’ vero: nella nostra testa ci siamo noi e solamente noi. Nessuno psicologo sarà mai in grado di conoscerci ed aiutarci se non siamo noi a consentirglielo. Ci sono momenti, però, in cui proprio il fatto di “essere nella nostra pelle” e di non riuscire a vederci da fuori, non ci permette di trovare la chiave per risolvere situazioni che ci fanno soffrire. Lo psicologo da un lato ci offre il suo punto di vista su di noi, un punto di vista esterno, imparziale, obiettivo che osserva le cose che ci accadono e che ci permette di esplorare altri modi di vedere e giudicare gli eventi, ai quali magari non avevamo pensato. Dall’altro, questo punto di vista imparziale e obiettivo, è supportato dall’esperienza clinica e dalle conoscenze scientifiche.
A volte, il nostro punto di vista sulle cose può diventare così poco flessibile che è necessario che qualcuno dall’esterno ci aiuti, con delle tecniche precise, ad “aprirci” a nuovi modi di vedere la realtà.
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